Descrizione
La storia delle varie ipotesi che sono state fatte sull’occhio umano, sulla visione e sulla sensazione di colore nei circa venti secoli che vanno da Pitagora all’età moderna.
Alcune delle etimologie di Isidoro appaiono oggi bizzarre. Nel libro “Degli animali” c’è l’etimologia di “colomba”: deriva dal fatto che il suo collo, ogni volta che si gira, cambia colore. I colori invece “sono stati così chiamati perché elaborati con il calore del fuoco o del sole”. Isidoro cita il colore del camaleonte, i colori delle pietre preziose e un cristallo esagonale trovato nel mar Rosso che riproduce i colori dell’arcobaleno.
Dall’antichità ad oggi, il colore è sempre stato considerato un argomento enigmatico, posto su qual che confine remoto. Eppure Aristotele scriveva che “oggetto della vista è il visibile, e il visibile è il colore”. E oltre duemila anni dopo James Clerk Maxwell iniziava una conferenza alla Royal Institution di Londra con le parole:
“Vedere è vedere a colori”.
Qual è la natura del colore e come si forma la sua sensazione: sono questioni alle quali si è cercato più volte di rispondere ma ancora non c’è una risposta per tutte le domande.
In questo testo è tracciata la storia delle varie ipotesi che sono state fatte sull’occhio umano, sulla visione e sulla sensazione di colore nei circa venti secoli che vanno da Pitagora all’età moderna.
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