Amedeo Modigliani maledetto dai livornesi

di Aldo Santini

Edizione 2019
14×21 cm – brossura con alette
illustrato
Tot. pagine 128
ISBN 978-88-99898-99-1

 14,50

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Descrizione

In questo libro tutti i retroscena e aneddoti di un maestro indiscusso dell’arte del Novecento.

La vita di Amedeo Modigliani, Dedo, Modì, maudit (maledetto) come lo chiamavano a Livorno e Parigi, un vero genio, provocatorio, scandaloso, uno squattrinato dai modi gentili, raccontata dal suo concittadino Aldo Santini.

Modì pittore maudit (maledetto)

Solo ora, cento anni dopo che è nato, Livorno ha sbandierato la gloria di Modigliani, autentica o rivedibile che sia. Ma bisogna parlare senza ipocrisie, una buona volta.
Fino a ieri Livorno, o almeno una certa Livorno, quella più legata ai valori pittorici tradizionali, ha tenuto Modigliani fuori dell’uscio, lo ha considerato il prodotto di una montatura letteraria, e quasi se n’è vergognata, di lui e della sua fama equivoca, della sua esistenza irregolare, della sua ubriachezza continua, della sua bohème suicida: della sua maledizione. Modì pittore maudit (maledetto).
Un’etichetta retorica, seppur luccicante di ambiguo esotismo.
Aldo Santini, 1984

 

Modigliani e Livorno non si capirono mai. Il giovane Modigliani era troppo più avanti, per gusto e per cultura tramandata, respirata in casa, dei giovanotti che con lui imparavano a disegnare e a dipingere nella scuola di Guglielmo Micheli: i Romiti, i Martinelli, i Sommati, i Vinzio, i Lloyd. Ammirava Fattori e i macchiaioli ma intuiva chiaramente che appartenevano al passato, alla storia, com’è nella logica dei buoni movimenti artistici. Intuiva che la Livorno della tavolozza era rimasta inchiodata all’Ottocento, che la grandezza del Fattori condizionava il suo allievo di base a Livorno, il Micheli, e quindi gli allievi dell’allievo, lui escluso beninteso. Intuiva che il Novecento, ancora da inaugurare, era già aperto a espressioni più avanzate, a temi nuovi. Intuiva che era necessario un cambiamento radicale: che si doveva voltare pagina.

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L'autore

Aldo Santini , livornese purosangue (1922-2011), è considerato il giornalista livornese che più ha dedicato se stesso all’illustrazione di tradizioni, vicende, personaggi, curiosità della sua città. Un giornalista di alte qualità, uno scrittore di razza, un uomo di vasti orizzonti che ha illustrato Livorno prima con il suo lavoro e poi con le sue opere. Dopo gli esordi nel 1945 nel “Tirreno”, Aldo Santini è approdato nei primi anni ’60 in uno dei più popolari settimanali dell’epoca, “L’Europeo”. Come inviato ha seguito per decenni tutti gli avvenimenti più importanti a livello nazionale e internazionale. Scrittore facondo e prolifico (ha vinto anche il premio Campiello), ha scritto decine di libri, tra cui: "Lavorando con l’Oriana Fallaci" (Debatte, 2008) "Il Sassicaia e i suoi compagni" (M. Pacini Fazzi, 1998), "Chianti, amore mio" (Franco Muzzio editore, 1995), "Brunello, sei grande" (Franco Muzzio editore, 1997), "Nuvolari" (Rizzoli, 1983), "Carnera, l’uomo più forte del mondo" (Mondadori, 1984), "Ribot, un cavallo e il suo tempo" (Mondadori, 1985), "Costanzo Ciano, il ganascia del fascismo" (Camunia, 1993), "Mascagni: viva e abbasso" (Belforte, 1985), "Modigliani" (Rizzoli, 1987), "Tombolo" (Rizzoli, 1990), "Toscani contro Toscani" (M. Pacini Fazzi, 1998), "Il sigaro toscano" (M. Pacini Fazzi, 2000), "La Toscana dei santi e dei peccatori" (M. Pacini Fazzi, 2001), "Bolgheri, vino e poesia" (M. Pacini Fazzi, 2002), "Viaggio del ghiottone a Bolgheri e Castagneto" (M. Pacini Fazzi, 2003) e in questa stessa collana, cucine del territorio, "La cucina maremmana", "La cucina livornese" e "La cucina fiorentina".

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