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Copertina del libro di Jack London, Memorie di un bevitore

Memorie di un bevitore

in compagnia di John Barleycorn

di Jack London

Traduzione di Arturo Salucci

Edizione 2016
14×21 cm – brossura
Tot. pagine 240
ISBN 978-88-98823-87-1

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Descrizione

“Victor era uno splendido campione di marinaio, il più leale e il più buono dell’equipaggio; i suoi compagni lo riconoscevano, lo amavano e lo rispettavano. Eppure John Barleycorn (genericamente whisky) lo aveva fatto diventare pazzo furioso.”

“Appena Victor ebbe messo piede sul ponte, si mise in testa di far piazza pulita. Aveva la forza di parecchi uomini e attaccava, tutti. Rivedo ancora il marinaio che lanciò sul mucchio delle catene. L’uomo schivava o parava i colpi e Victor, a furia di picchiare, si ruppe le falangi di tutte le dita contro gli enormi anelli della catena dell’ancora.”

“Come temperamento io sono uomo di cuore buono e lieto. Eppure quando cammino con John Barleycorn, soffro tutta la dannazione del pessimismo intellettuale.
Però,  John Barleycorn deve avere il suo dovuto. Dice la verità. Ecco la maledizione.
‘Perché non scrivi queste cose a benefizio dei giovani e delle giovani di domani?’ chiese Charmian”.

“Non ero uno di quegli alcolizzati ereditari che nascono con l’organismo predisposto. Ero, per la mia generazione, un essere normale. Avevo acquisito da me stesso il gusto per l’alcol, non senza fatica, perché dapprima l’avevo trovato ripugnante, e mi aveva provocato più nausee di qualsiasi medicina.

Strillone di giornali per le strade, marinaio, minatore, vagabondo in terre lontane, ho constatato che dappertutto, dove gli uomini si radunavano per scambiare delle idee, delle millanterie e delle provocazioni, per ridere, per riposarsi e dimenticare il monotono lavoro delle giornate o delle notti estenuanti, si ritrovavano invariabilmente davanti a un bicchiere d’alcol.

Il bar è un luogo di riunione in cui si radunano come i fedeli in chiesa, come gli uomini primitivi intorno al fuoco dell’accampamento o all’entrata della caverna.

È stata la facilità di procurarmi l’alcol, che me ne ha dato il gusto. Non sapevo proprio che farmene, di questa specie di droga! Anzi, ne ridevo. E tuttavia eccomi qui, infine, posseduto dal desiderio di bere: sono occorsi vent’anni perché si radicasse in me e durante gli altri dieci anni che seguirono, questo desiderio non ha fatto che crescere. Ma, soddisfacendolo, non provo nessun beneficio.”

Altri libri di Jack London

Recensioni da media:

Il Gazzettino, Alessandro Comin, 4 luglio 2016

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