Descrizione
Solo chi ha un villaggio nella memoria può essere un cosmopolita. Chi non ce l’ha è un apolide
Ernesto De Martino
“I ragazzi dello Stradone è un ricamo fatto a mano di un ambiente unico che sa di periferia e città, di laicità e religione, di ritualità e avventurosità.
C’era un tempo in cui attorno alla via Aurelia ferveva la vita di paesi, città e villaggi: lungo la più bella arteria d’Italia che ci collegava al resto dell’Europa, senza matematici calcoli di costi-benefici, sorgevano trattorie, officine, comunità, da lì passavano eserciti e papi, pellegrini e viandanti, carri tirati dai buoi e camion, il Cantagiro e il Giro d’Italia.
Sino agli anni Sessanta-Settanta su questa strada sinuosa ed elegante si inerpicavano file di autoarticolati con destinazioni ignote, camioncini colmi di frutta, macchine francesi da contestazione studentesca e macchine italiane adatte a trasportare la classe proletaria oltre l’Appennino.
Lo “Stradone” di Massa, in fondo, non è che un tratto di questa Aurelia, anche se urbanizzato. Chiunque fosse passato in quel breve tratto di strada non avrebbe immaginato tutto il fermento che agitava quel quartiere che aveva un suo ritmo interno, unico, irripetibile, così diverso da quello della grande strada che lì transitava.”
(dalla prefazione di Marco Ferrari).